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LIBERTA’ E SOLIDARIETA’

L’ECONOMIA SOCIALE DI MERCATO[if gte vml 1]><o:wrapblock><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600" o:spt="75" o:preferrelative="t" path="m@4@5l@4@11@9@11@9@5xe" filled="f" stroked="f"> <v:stroke joinstyle="miter"></v:stroke> <v:formulas> <v:f eqn="if lineDrawn pixelLineWidth 0"></v:f> <v:f eqn="sum @0 1 0"></v:f> <v:f eqn="sum 0 0 @1"></v:f> <v:f eqn="prod @2 1 2"></v:f> <v:f eqn="prod @3 21600 pixelWidth"></v:f> <v:f eqn="prod @3 21600 pixelHeight"></v:f> <v:f eqn="sum @0 0 1"></v:f> <v:f eqn="prod @6 1 2"></v:f> <v:f eqn="prod @7 21600 pixelWidth"></v:f> <v:f eqn="sum @8 21600 0"></v:f> <v:f eqn="prod @7 21600 pixelHeight"></v:f> <v:f eqn="sum @10 21600 0"></v:f> </v:formulas> <v:path o:extrusionok="f" gradientshapeok="t" o:connecttype="rect"></v:path> <o:lock v:ext="edit" aspectratio="t"></o:lock> </v:shapetype><v:shape id="officeArt_x0020_object" o:spid="_x0000_s1026" type="#_x0000_t75" style='position:absolute;left:0;text-align:left; margin-left:88.5pt;margin-top:22.1pt;width:303.9pt;height:227.55pt;z-index:1; visibility:visible;mso-wrap-style:square;mso-wrap-distance-left:12pt; mso-wrap-distance-top:12pt;mso-wrap-distance-right:12pt; mso-wrap-distance-bottom:12pt;mso-position-horizontal:absolute; mso-position-horizontal-relative:margin;mso-position-vertical:absolute; mso-position-vertical-relative:line' strokeweight="1pt"> <v:stroke miterlimit="4"></v:stroke> <v:imagedata src="file:///C:\Users\Alberto\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image001.jpg" o:title=""></v:imagedata> <w:wrap type="topAndBottom" anchorx="margin" anchory="line"></w:wrap> </v:shape><![endif][if !vml]

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La centralità della persona orienta anche la nostra visione della politica economica e sociale. Libertà per l’individuo di far valere il proprio talento. Libertà di intraprendere sul mercato senza vincoli burocratici. Libertà di poter godere delle più ampie opportunità di vita. In questo quadro la libertà di chi sta meglio (di poter produrre ricchezza) e la libertà di chi è rimasto indietro (di poter comunque aspirare a importanti traguardi sociali) stanno per noi sullo stesso piano: quello di una società che ha per finalità la promozione umana. Per noi, come per Kant, l’uomo è sempre e solo un fine, mai un mezzo. Puntiamo perciò a una società che lavori ad estendere, a tutti i livelli, la libera scelta dell’individuo, allontanando il maggior numero di cittadini dalla soglia della necessità. La nostra convinzione di fondo è la medesima che muoveva Ludwing Erhard, padre dell’economia sociale di mercato: “E’ incomparabilmente più utile conseguire l’incremento del benessere mediante l’espansione economica anziché volerlo ricavare da una sterile lotta per una diversa distribuzione del reddito nazionale. E’ molto più facile accordare a ciascuno una fetta più grossa di una torta che diventa sempre più grande che non voler trarre profitto da una lite per la divisione di una piccola torta perché, in questo caso, il vantaggio di uno deve esser sempre pagato dello svantaggio di un altro”.

Da quando sono state pronunciate queste parole il mondo è cambiato, gli effetti della globalizzazione con la pesante concorrenza dei mercati industriali emergenti pongono a tutta l'Europa inediti problemi richiedendo nuove e più aggiornate iniziative di politica economica; ma la filosofia dell'economia sociale di mercato resta la bandiera di società finalizzate alla promozione umana.

Da questa filosofia dicendo il carattere interclassista della nostra politica. Imprenditore lavoratori, certamente che c'è di soggetti, che diverse ideologie hanno visto in antagonismo, partecipano viceversa in un unico universo che vede nella famiglia la prima decisiva cellula della comunità, da difendere e da sviluppare come primo motore della convivenza umana e dello sviluppo. Il nuovo partito considera la famiglia il cuore della propria politica economica. Sia nei momenti di recessione che nelle fasi di crescita, infatti, la famiglia è centrale: nel primo caso per tutelarne il potere d'acquisto, nel secondo per far leva sul capitale umano di cui essa e depositaria per incentivare la produzione di ricchezza. Il nuovo partito vede nell'interclassismo lo strumento per definire se stesso come “partito della famiglia” e “partito del grande ceto medio italiano”. La bussola della nostra azione e la sussidiarietà. Lo Stato è fatto di individui, gruppi, comunità, corpi intermedi, amministrazioni locali e centrali tutte a pieno titolo chiamate, a diversi livelli, a governare la cosa pubblica. E’ necessario che la legislazione e l'amministrazione favoriscano e promuovano più incisivamente quest'orientamento, al fine di combattere efficacemente i residui di cultura statalista che ancora permettano la mentalità politica e pensare comune.

Noi non consideriamo il concetto di Mercato e quello della Solidarietà come antagonisti. Non si dà mercato in espansione dove non agiscono strumenti di solidarismo. Non si dà solidarietà, viceversa, dove venga irrigidita o limitata la libertà la libertà di mercato. Per questo respingiamo la festa contrapposizione tra politica liberale e politica sociale. Ogni politica autenticamente fondata sulla promozione dell'uomo non può che essere una politica “sociale”. Per troppo tempo in Italia si è confusa la politica sociale con la gestione clientelare della spesa pubblica. Questo ha finito per allontanare il Nord dal Sud allargando, invece che ridurla, la forbice tra le diverse aree del Paese. Noi, viceversa, intendiamo risvegliare le energie e le virtù migliori della nazione, al Sud come al Nord, a costruire un Paese in cui il valore ed il merito siano premiati e nel quale anche i più sfortunati possano avere le giuste change per emergere. Perciò sosteniamo la creatività contro la burocrazia, la meritocrazia contro la mediocrità, il coraggio contro il conformismo ed intendiamo diffondere nel mondo una nuova fiducia nella qualità del nostro popolo.

Tale ispirazione è l'unica in grado di superare gli handicap che il modello italiano ancora esibisce rispetto alle altre economie occidentali. E’ dal 1996 infatti che l'Italia cresce meno degli altri Paesi più industrializzati del Vecchio continente. Gli stessi anni in cui, nel passaggio tra la Prima e Seconda Repubblica, il Paese produceva al suo massimo sforzo per rientrare nel gruppo di testa dell’Unione Europea che qualche anno dopo avrebbe dato vita all’euro. Uno sforzo rappresentato soprattutto della decisione di cedere asset importanti dello Stato ai privati per ridurre il debito pubblico. Lo Stato così ha accettato di abbandonare la sua funzione di imprenditore per assumere ruolo di regolatore a difesa della trasparenza e dell'efficienza del mercato.

Ciò cui abbiamo assistito in questi anni nel campo bancario, assicurativo, delle autostrade, dell'energia, del gas e delle telecomunicazioni è un trasferimento delle condizioni di monopolio il pubblico al privato. Pochi privati si sono garantiti i diritti di perpetuare l'utilizzo delle tariffe per scaricare i loro costi sui consumatori finali azzerando il rischio di impresa. Ma anziché migliorare la qualità dei servizi offerti, aprirsi alla concorrenza con i loro competitori stranieri, puntare sulla ricerca e l’innovazione per ridurre costi, hanno concentrato i loro sforzi principalmente nel tentativo di catturare i regolatori, le Autorità di garanzia, che avrebbero dovuto assicurare ben altri percorsi ai processi di privatizzazione. E tali sforzi non sono certo stati vani, visto che oggi paiano consolidate posizioni monopolistiche o oligopoliste. Le condizioni economiche del Paese impongono però di cambiare strada.

Il nostro obiettivo è quello di completare il processo avviato nella prima metà degli anni Novanta. Il nuovo partito si impegna perciò a lavorare per creare le condizioni di un miglioramento dell'efficienza dei servizi e di una contemporanea riduzione dei costi, favorendo ricerca e innovazione e modulando ogni intervento non sul tentativo di intralciare la concorrenza, ma sulla necessità di assicurare la garanzia di servizi universali ed il sostegno agli utenti più deboli.

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