top of page

UNA NUOVA IDEA DI PROGRESSO

La nostra azione tende a tradurre in realtà le possibilità di progresso umano in ogni campo, economico, sociale, culturale, civile. Sappiamo che il progresso non è inevitabile ma soltanto possibile e sappiamo anche che gli ostacoli, materiali e spirituali, che possono sbarragli la via sono, in ogni epoca, assai grandi. Del resto la democrazia liberale non è da noi vista solo come un insieme di procedure slegate da qualsivoglia riferimento etico. Soprattutto in tempi segnati da un enorme sviluppo tecnologico che ci porta ai confini della “creazione artificale”, il progresso non può essere interpretato soltanto come il cammino di un’illuminata espansione dei diritti individuabili ma anche come la necessaria difesa del bene comune e della coesione civile. Da questo punto di vista sentiamo come fortemente attuale l’insegnamento nell’equilibrio personale e collettivo tra diritti e doveri.

Sosteniamo con forza, come uno dei capisaldi di una società aperta, la libertà della ricerca. Nello stesso tempo riteniamo indispensabile la valutazione democratica delle applicazioni sociali delle sue conquiste. Ne consegue che combattiamo ogni posizione ideologica che vede nella tecnologia e nelle molteplici innovazioni che essa produce una realtà negativa e anti-umana. La società tecnologica non è un superamento dell’uomo, semmai rappresenta un ampliamento delle sue potenzialità. I media, Internet, la televisione, le sempre più creative acquisizioni della ricerca sono l’esempio lampante di come la tecnologia abbia contribuito e contribuisca alla dilatazione della libertà umana e al miglioramento delle nostre condizioni di vita. La ricerca e la tecnologia sono dunque veicoli di libertà. Il problema, sta piuttosto nel loro uso e nella loro finalizzazione sociale. Come sempre nella storia del mondo il rischio per l’uomo non viene dallo sviluppo: piuttosto può venire dall’uso che di esso l’uomo stesso decide di fare. In sé la modernità, infatti, non è nè buona né cattiva: cattivo o buono può essere solo il suo “governo”, l’applicazione sociale che l’uomo decide di fare delle sue stesse conquiste.

Di conseguenza il progresso, per noi, consiste nell’equilibrio che una società deve continuamente preservare tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione, tra la soddisfazione dei bisogni individuali, anche tramite l’evoluzione scientifica, e la tenuta della coesione civile. La sinistra è statalista in economia e libertaria nell’etica. Un modello di società davvero inquietante. Non ci sentiamo, viceversa, liberali sia nell’economia che nell’etica. In nessuno dei due casi la nostra filosofia è quella del “lasciar fare”: ma appunto trovare, di volta in volta, il punto di equilibrio più conveniente tra le legittime aspirazioni e l’ordinato evolversi della società.

Nel campo dell’etica pubblica perseguiamo l’obiettivo di salvaguardare un costante equilibrio tra diritti individuali, diritti naturali, diritti della comunità e diritti della specie. Si tratta, per le democrazie, di una ricerca perenne: non si dà infatti, soprattutto nel nostro tempo, di fronte alla rapidità dell’innovazione tecnologica e delle domande che essa suscita sul futuro stesso dell’uomo, la possibilità di raggiungere un equilibrio definitivo. Ci sono da questo punto di vista due grandi principi insuperabili: la libertà della ricerca scientifica e la permanente disponibilità del suo potere nelle mani della sovranità democratica. A volte questi due principi possono entrare in contraddizione. Perciò il progresso non può che misurarsi nella capacità di trovare una giusta sintesi tra vita e tecnica, tra natura e sviluppo. Nessun potere, lo ripetiamo, può pretendere di restare incontrollato: né quello politico, né quello religioso, né quello militare, né quello giudiziario, né quello scientifico. E la misura del limite di ogni potere non può che essere l’uomo, con i suoi difetti, la sua libertà, la sua dignità.

Particolare diffusione hanno avuto negli ultimi anni teorie ecologiste che oppongono alla “centralità della persona” la “centralità della natura”. Per alcune frange politiche si tratta solo di una furba riproposizione del marxismo. Cambiare l'ordine dei fattori perché il prodotto non cambi: al concetto di sfruttamento dell'uomo sull'uomo sostituisce infatti quello di sfruttamento dell'uomo sulla natura, ma i nemici restano sempre gli stessi: il mercato, il capitalismo, gli USA.

Nell'ecologismo contemporaneo vivono però anche pensieri importanti della civilizzazione umana. L’ecologismo mostra cioè una doppia faccia: da una parte propone al mondo una significativa rivoluzione etica, dall'altra le sue correnti fondamentaliste espongono tutti noi a rischio della grande regressione. La rivoluzione etica riguarda il concetto di responsabilità. Nelle società moderne il calcolo delle conseguenze delle nostre azioni comincia ad assumere un valore decisivo rispetto alle epoche precedenti. Ancora fino a quando qualche decennio fa si pensava di doversi far carico al massimo dei destini della generazione successiva, dei propri figli dei propri nipoti. Poi ci avrebbero pensato i posteri. Nel lungo periodo saremo tutti morti, diceva Keynes. Le più recenti rivoluzioni scientifico-industriali hanno invece prodotto un'enorme svolta filosofica: Grazie alla rivoluzione tecnologica gli uomini del XXI secolo posso davvero cambiare i connotati della Terra. Questa novità muta drasticamente senso della nostra responsabilità nei confronti del mondo imponendoci di privilegiare le scelte reversibili su quelle irreversibili. Da questo punto di vista non possiamo non dirci ambientalisti.

La regressione culturale nasce invece del fondamentalismo ecologico e da quella che si può chiamare ideologia della paura. Siamo di fronte a un pensiero tragico: per imporsi esso deve fare in modo che la gente presti più ascolto alle profezie di sventura che a quelle di progresso: al punto di proporre “sospensione della libertà” in nome della presunta salvezza della Terra. Non si lotta più, cioè, per un'immagine positiva dell'umano, ma soltanto per salvarsi alla catastrofe. Così il fondamentalismo ecologico immagina una restrizione dei confini dell’avventura umana, un ritorno indietro della civiltà.

Un ambientalismo positivo dovrebbe rendersi protagonista di una radicale svolta: diventare un modello perseguibile di sviluppo capace di rispondere alla domanda se sia possibile in una società ecologica che produca un nuovo balzo in avanti della civiltà, una nuova rivoluzione industriale e non solo un mesto “ritorno indietro” dell'avventura umana. Il vero “progresso” consiste e sempre consisterà, infatti, nell'eterno lavoro dell'essere umano per superare positivamente le contraddizioni che il progresso stesso ha prodotto.

http://www.partitodeivaloricristiani.com/ LA VOCE DEL PARTITO DEI VALORI CRISTIANI, La Nostra testata Giornalistica OnLine. Segui Il Partito dei Valori Cristiani in Internet e sui principali social Network: www.partitodeivaloricristiani.online. www.partitodeivaloricristiani.it, www.partitodeivaloricristiani.org , www.partitodeivaloricristiani.info , #partitodeivaloricristiani #lavocedelpartitodeivaloricristiani

Link :https://partitodeicristani.wixsite.com/lavocedelpartito/single-post/2017/11/19/UNA-NUOVA-IDEA-DI-PROGRESSO


Who's Behind The Blog
Recommanded Reading
Search By Tags
Non ci sono ancora tag.
Follow "THIS JUST IN"
  • Facebook Basic Black
  • Twitter Basic Black
  • Black Google+ Icon
bottom of page