Gentiloni e i presidenti delle Camere salgono al Quirinale: al via l'iter di scioglimento del Pa
- partitodeicristani
- 28 dic 2017
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I colloqui col capo dello Stato ai quali potrebbe seguire il decreto presidenziale di fine legislatura. Nel tardo pomeriggio previsto un Consiglio dei ministri che potrà indicare anche la data delle elezioni, presumibilmente il 4 marzo.
Inizia l'iter verso lo scioglimento delle Camere. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è giunto intorno alle 15 al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poco meno di un'ora di colloquio, poi intorno alle 16,15 il premier è rientrato a Palazzo Chigi mentre quasi in contemporanea, al Colle, è salito il presidente del Senato Pietro Grasso e, dopo di lui, come prassi vuole, è giunta anche la presidente della Camera Laura Boldrini. Al termine degli incontri, il capo della Stato potrà procedere, con ogni probabilità, alla stesura del decreto di scioglimento del Parlamento. Il provvedimento sarà poi inviato al premier uscente, che lo dovrà controfirmare.
Con Mattarella, Gentiloni si era soffermato a fare un bilancio dell'attività di governo, poi un giro di orizzonte politico prima di mandare in soffitta la la XVII legislatura. Così in mattinata lo stesso premier aveva tratteggiato i temi dell'incontro, durante la conferenza stampa di fine anno, ma nel pomeriggio nulla di ufficiale è trapelato. Intorno alle 18 altro passaggio chiave: è in programma il Consiglio dei ministri, e il governo dovrà tra l'altro esaminare il decreto sulla missione in Niger ma non è escluso che possa già deliberare la data delle elezioni politiche, probabilmente il 4 marzo, data invocata anche oggi da Lega e M5s. Se così sarà, Gentiloni tornerà al Quirinale per la controfirma del capo dello Stato.
In mattinata, il premier aveva tracciato davanti ai giornalisti il bilancio dei suoi dodici mesi a palazzo Chigi: "Abbiamo dimostrato che c'è una sinistra di governo al servizio del Paese", ha detto tra l'altro. Ha annunciato: "Farò campagna elettorale per il Pd, forza tranquilla, e il mio governo non tirerà i remi in barca fino alla fine". Ha voluto sottolineare che "la legislatura è stata fruttuosa" e che "l'Italia che si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra". Con anche un passaggio in romanesco dal solitamente compassato primo ministro: "L'Italia è nell'export uno dei quattro-cinque maggiori player al mondo. E come si dice a Roma 'nun ce se crede'". Sullo Ius Soli ha ribadito: "Non c'era incertezza sui contenuti, ma sui numeri". Poi una sferzata sulla commissione banche: "Ho registrato con sollievo la fine delle audizioni, non credo siano state utilissime. Ho insistito io perché Boschi restasse nel governo".
di SIMONA CASALINI
tratto da repubblica.it
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