E domani?
- Stefano Montanari
- 15 mar 2018
- Tempo di lettura: 4 min

Negli Anni Trenta dell’Ottocento un tale oggi in dismissione dalle scuole, il suo nome era Giacomo Leopardi, gobbetto d’aspetto, pubblicava un libercolo intitolato Operette Morali. In uno di quei raccontini un venditore di calendari incrocia un potenziale cliente e i due discutono di come sarà l’anno in arrivo. Noi, a quasi due secoli di distanza, oggi ci poniamo la stessa domanda e, in questo momento, ad anno ormai abbondantemente iniziato, potremmo chiederci quale sarà lo scenario che le elezioni politiche appena celebrate ci offriranno. Su certi aspetti le cose sono chiare e non possono esistere dubbi. Per settimane i partiti, secondo mutuo accordo, hanno taciuto sul convitato di pietra: i vaccini. In fondo, tutti temono quel commensale e il motivo al quale molti malpensanti pensano è che Big Pharma, in un modo o nell’altro, foraggi tutti i partiti e, dunque, con i vaccini qualcosa ci sia per tutti. Dio mi scampi che sia io a pensarlo! Il fatto è che per lungo tempo chi siede nel salottino buono giù fino a chi serve da lacchè e, più giù ancora, fino a chi corre a portare i figli al sacrificio ha condotto una guerra senza esclusione di colpi, non esitando a ricorrere a qualunque espediente, dalla violenza alla menzogna più smaccata alla fuga al venticello spesso tempestoso della calunnia. Poi, ed era inevitabile, si è andati alle urne e moltissimi italiani hanno preferito restare a casa perché nella miriade di formazioni, non poche delle quali raccogliticce e d’occasione, indistinguibili di fatto l’una dall’altra, non se ne trovava ragionevolmente una che non facesse altro che interessi ben lontani da quelli dei sessanta e passa milioni di abitanti del Belpaese, sempre più formaggio industriale e sempre meno nazione che per secoli ha partorito geni. La definizione che spesso viene data della politica è “l’arte del compromesso”, ma chi si aggrappa a quelle parole altro non fa se non confessare la propria mascalzonaggine o l’accettazione della mascalzonaggine dei cosiddetti politici. In realtà, la politica è la conduzione virtuosa della cosa pubblica, cosa che, evidentemente, stride con l’arte di cui sopra. Insomma, si è andati alle urne e ciò che ne è uscito è la solenne, inequivocabile bocciatura a voti bassissimi dei personaggi che hanno imperversato facendone più di Carlo in Francia e, tra l’altro, rincorrendo i bambini con una siringa piena di veleni spianata. E chi non si fa pungere deve restare fuori dall’asilo e da scuola, cosa, poi, non del tutto sgradita a chi fa dell’ignoranza popolare la propria forza. Com’è, come non è, Lorenzin (in attesa che qualcuno controlli i curiosi voti arrivati dall’estero come scrive Il Sole 24 Ore, ma, comunque, non accadrà nulla), Grasso, Boldrini, Renzi e tutti i compagnucci della parrocchietta del Mario Pio corrente sono tornati a casa bastonati. Ma a casa ci sono tornati davvero? Beh, no. No, perché la legge elettorale che si fa beffe delle garanzie che la Costituzione (lo scrivo con la maiuscola) ci dà consente ai bocciati che sanno come si fa lo slalom di non scollare il sedere dalla comoda poltrona e, dunque, ce li ritroveremo belli come il sole a fare danni. Insomma, non crediate che Big Pharma molli la presa: ci sono milioni di bambini pronti da cucinare e questi, cotti a dovere, sono lì ad imbandire una mensa ricchissima per decenni. Ora la domanda: chi ha vinto? Risposta: nessuno. Il Paese è ingovernabile ma, dopotutto, quando mai è stato governato? Il grosso dei consensi di chi ha votato è finito ai grillini e alla Lega. Lasciando perdere tutte le difficoltà insite nella conduzione di un paese relativamente grande da parte di chi non saprebbe condurre un condominio, che faranno le stelline a proposito dell’ambiente, loro cavallo di battaglia prima di dimostrare a fatti e non a chiacchiere che l’incenerimento dei rifiuti è quanto di più salubre si possa pensare? E che faranno della vexata quaestio dei vaccini, argomento sul quale sono scivolati con imbarazzo sbandando di qua e di là tra le sirene di Big Pharma dirette occasionalmente da tale Guido Silvestri fino a tempo fa ignoto e ora genio riconosciuto e la consapevolezza che la gente non è proprio felice di macellare i propri figli? Naturalmente non entro come dovrei nella non proprio nobile vicenda del microscopio con cui Grillo e soci hanno imbavagliato una ricerca che, fin troppo palesemente, dava loro fastidio. Di quello i grillini non parlano, fidando sulla memoria corta degl’italiani, e si sottraggono al confronto come ha sempre fatto il loro santone. La Lega? Boh! Il mio sospetto è che a Salvini dei vaccini non importi nulla e anche poco ne capisca. Sì, qualche promessa l’ha fatta e di certo un bel po’ di voti gli sono arrivati da chi spera che le farneticazioni vaccinali scompaiano. Ma, con l’alleanza tra lui e la coppia Berlusconi-Meloni, la cui cultura vaccinale è inferiore a quella del professor Burioni, le possibilità sono varie: 1. Si fa finta di niente e tutto resta com’è facendo felice la signora Lorenzin, ora deputata con voti che non basterebbero ad eleggere il presidente di una bocciofila. 2. Si riduce di un po’ il numero dei veleni e tutti creperanno felici e contenti. 3. Si cancella la legge e ci si comporta come se l’Italia fosse un paese democratico. Io odio il gioco d’azzardo e non scommetto mai, ma, se dovessi stabilire delle quote, direi che la possibilità 1 ha il 20% di probabilità, la 2 ha il 75% e la 3 il restante 5. Bisogna sempre tenere presente come non esista alcun investimento al mondo che renda quanto i vaccini e, dunque, Big Pharma saprà come essere convincente. I nanopartiti critici sui vaccini? Un fallimento fin dall’inizio. Pocos, locos y malunidos, dicevano un tempo dei sardi i loro aguzzini, e questa è la situazione di chi ambisce, a fatti o a chiacchiere, a fare come gli pare. Quando, poi, tra persone degnissime si presentano personaggi che paiono usciti da una palliata, ecco che il fallimento è la sola certezza. Tornando all’infelice Leopardi che, secondo uno studente modenese di liceo classico, “morì di gobba”, come sarà il futuro prossimo? Come il passato recente.
tratto dalla pagina del Dottor Stefano Montanari in data 9 marzo 2018
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