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VOLONTARIA ITALIANA VA AD AIUTARE AFRICANI, LA STUPRANO IN 10 SETTEMBRE 7, 2018


Non capiremo mai chi invece di aiutare la propria gente si imbarca in missioni umanitarie all’altro capo del mondo

I fatti risalgono al periodo degli scontri avvenuti a Juba, nel Sud Sudan, nel luglio 2016 dopo la rottura dell’accordo tra la fazione del presidente Salva Kiir, e quella del suo ex vice, Riek Machar.

Durante i disordini, una decina di militari violentarono e pestarono un’operatrice umanitaria italiana, Sabrina Prioli, 44 anni, insieme ad altre quattro colleghe straniere.

Vanno ad aiutare gli africani, e loro le stuprano.

Sabrina è la testimone chiave del processo. E, dobbiamo darle atto, è stata l’unica a trovare il coraggio di ritornare a Juba per testimoniare contro le bestie.

“È un buon motivo per cominciare a stare meglio – racconta la donna – questo processo rappresenta un precedente per tutte le donne che non hanno voce e non possono battersi per i loro diritti: la sentenza riconosce lo stupro come crimine di guerra e in Sud Sudan si consumano continuamente violenze, ma nessuna donna ovviamente denuncia. È una vittoria grandissima che ripaga le sofferenze fisiche e psicologiche di questi anni e ancora vivide”.

Due militari sono stati condannati all’ergastolo e gli altri sette a pene dai 7 ai 14 anni di carcere.

A testimoniare al processo è stato anche il proprietario dell’albergo che ospitava una cinquantina di dipendenti di organizzazioni umanitarie straniere, il britannico Mike Woodward il quale ha dichiarato che in quei giorni di orrore, oltre ai ripetuti stupri, “venne picchiato e torturato praticamente ognuno degli ospiti”. Nonostante le richieste di aiuto ai peacekeeper Onu, non arrivò alcuna misura efficace.

Dopo i fatti, gran parte delle vittime lasciarono subito il paese e nessuna delle donne stuprate ha mai avuto il coraggio di tornare e testimoniare. Tranne Sabrina.

“È una vittoria anche perché ho sempre sentito il peso di questa testimonianza – continua Prioli – ero esausta di attendere questo verdetto che non arrivava mai. Non ci speravo più e non credevo in una vittoria. E ora sono contentissima”.

Una vittoria di Pirro, perché loro intanto ti hanno violentata. Questo accade a fare del bene a chi non lo merita.

Il Sud Sudan poi. Prima scassarono le palle facendo le vittime – tipico dei Neri – per la pulizia etnica da parte degli arabi di Khartoum, da cui ottennero l’indipendenza. Poi, una volta ottenuta l’indipendenza, iniziarono a massacrarsi tra loro. L’Africa è un perenne scontro etnico.

Ps. Non so voi, ma chi scrive, per il fatto che dei soldati locali hanno violentato una donna italiana – che sia una umanitarista fricchettona poco importa – bombarderebbe il Sud Sudan in lungo e in largo.

FONTE :https://voxnews.info/2018/09/07/

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