Ecco la vera natura dell’Ue: un sistema neo-feudale
Dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente alla Rivoluzione francese il mondo si è retto su un sistema che, negli ultimi settant’anni, sembrava ormai lontano e dimenticato, come se fosse stato definitivamente confinato in un libro di favole. Eppure è stato il sistema più radicato e longevo della storia: il feudalesimo.
Ogni regno era retto da una corona, con a capo un re o un imperatore appartenente alla dinastia (famiglia) regnante. Il territorio del regno era poi frazionato e assegnato ad un feudatario (principe, duca, marchese, conte o barone), appartenente alla famiglia reale oppure di famiglia nobiliare che provvedeva ad acquistare il feudo dalla Corona. Gli abitanti del feudo pagavano dunque le imposte al re e i diritti feudali al feudatario (es. la decima).
Nel 1789, dopo più di duemila anni, questo sistema è abbattuto dalla Rivoluzione francese e gradualmente lascia il posto ai sistemi democratici degli Stati moderni: sovranità che appartiene al popolo e suoi rappresentanti democraticamente eletti che la esercitano in Parlamenti nazionali.
Questo fino al 1992, quando attraverso la nascita dell’Unione europea – e successivamente dell’euro– ha vita una nuova forma di feudalesimo.
In cima una banca centrale che crea moneta dal nulla ma che è indipendente dal potere politico e non può fungere da prestatrice illimitata di ultima istanza. Il nuovo sovrano è dunque il sistema bancario unitamente a chi detiene il grande capitale internazionale.
Subito dopo la Commissione europea, una sorta di primo ministro che agisce per conto e nell’interesse del capitale e del sistema bancario. Un potentissimo organismo non eletto direttamente dai cittadini che impone agli Stati nazionali misure economiche e sociali tali da salvaguardare il nuovo Sovrano.
Al terzo gradino troviamo i Governi e i Parlamenti nazionali, cioè i nuovi feudatari. Essi rispondono al nuovo Sovrano (Bce) ed operano secondo i voleri del suo primo ministro, la Commissione europea.
Infine il popolo, che in questo neo-feudalesimo altro non è che la sommatoria dei nuovi servi della gleba.
Ora capite da soli che i nuovi feudatari non possono certo fare gli interessi dei nuovi servi della gleba, ma dovranno sottostare al “primo ministro” e al “nuovo Sovrano”. È chiaro che anche i feudatari più vicini alle istanze popolari nulla possono contro il “nuovo Sovrano” e il suo “primo ministro”. Tranne se i nuovi servi della gleba non decidano di spezzare le catene e riprendersi la libertà. Anche con l’aiuto di feudatari che decidano di voler liberare i loro popoli.
Guardate la piramide e vi apparirà la vita di tutti i giorni.
Giuseppe PALMA
tratto da scenarieconomici.it
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