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Batti e ribatti Battisti

Né umiliazione né esaltazione: questo sarebbe un comportamento equilibrato

nei confronti di un criminale tardivamente assicurato alla giustizia.

A un certo punto, Alessandro Manzoni dice che “di mille voci al sonito mista la sua non ha. Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”.

Certe frasi si possono adattare a tanti contesti. Lui si riferiva a Napoleone, e a chi lo aveva criticato o osannato nelle sue alterne vicende. “A parla’ so’ boni tutti”, potrebbe essere la traduzione romana moderna.

E anche certi giochi cambiano col contesto.

Quello, per esempio, in cui uno dice una parola, e un altro risponde la prima che gli viene in mente.

Titanic? Pochi diranno nave, probabilmente, ma iceberg o naufragio.

Ferrari? Rosso, Schumacher, motori, corse… qualcuno dirà anche spumante.

Pesca? Frutto, colore, pesce…

Ma gli abbinamenti cambiano nei tempi.

Battisti? Sicuramente Lucio, poco tempo fa, soprattutto. Sicurissimamente Cesare, oggi. Qualcuno avrebbe detto Cesare anche tempo fa, ma ci saremmo chiesti… quale? Quello di cui si parla sulla targa della via che a Roma porta da via Quattro Novembre a Piazza Venezia, o quello che avrebbe alcuni ergastoli da scontare ma se ne sta beato all’estero? Oggi: Cesare!!! Ma sicuramente quello che è stato appena riportato in Italia e messo dove trentasette anni fa si è deciso che si sarebbe dovuto mettere.


Non c’è niente di strano in questo meccanismo, è lo stesso che usiamo ogni volta che citiamo una persona con il solo nome senza specificare il cognome in un contesto nel quale è evidente a chi ci riferiamo.


Che l’evento del ritorno in Italia di Cesare Battisti sia sulla bocca di tutti è normale. Forse un po’ meno adeguati sono, però, alcuni o troppi dei modi in cui questo avviene.


Spersonalizzando, dopo quasi quarant’anni si è riusciti ad assicurare alla giustizia una persona che ha commesso dei crimini, affinché sconti la pena che le è stata a suo tempo democraticamente e legalmente comminata. E’ banale e riduttivo considerare che, in fin dei conti, non si è fatto niente di speciale: finalmente è stata arrestata una persona che la ha fatta franca a lungo. Per un complesso di ragioni c’è voluto tutto questo tempo, si sono verificate circostanze favorevoli che hanno consentito di raggiungere il risultato. Non c’è chissà cosa della quale vantarsi a parte, probabilmente, per chi, una volta che ha avuto la possibilità di farlo, ha cercato e trovato il latitante.



I trionfalismi, e relativi siparietti di compiacimento, non appaiono così di buon gusto in uno stato che si è evoluto, dai tempi in cui esisteva la gogna per esporre al pubblico ludibrio i condannati, e che riconosce comunque dignità a chi si è macchiato di delitti per i quali è giusto e doveroso che sconti una pena. La notizia va data, le immagini del rientro vanno mostrate, ma i selfie (che una volta si chiamavano fotoricordo) facciamoli con gli attori, i cantanti, gli sportivi, non con i delinquenti arrestati come fossero trofei di caccia, come la bruttissima immagine di farsi fotografare con la testa del leone appena ucciso. Anche i sei mesi di isolamento diurno che gli sono stati inflitti appaiono un po’ come una specie di rappresaglia, il motivo dell’isolamento di solito è quello di impedire contatti che possano generare danni. E’ brutto il termine forcaiolismo, ma è un indulgere a un occhio per occhio dente per dente che non è proprio del nostro Paese.


Ancora di peggior gusto e di minor rispetto per i danneggiati dalla sua attività criminale però appare forse esibirsi in una comprensione, una giustificazione, un permessivismo, nell’affermare che ormai non ha più senso arrestarlo, che è passato tempo, che va amnistiato, che ha sessantaquattro anni (e quindi?), che non si sa se è colpevole (come, abbiamo condannato uno che non si sa se è colpevole?)… Sono passati trentasette anni. Se non fosse fuggito, e si fosse realmente riabilitato mostrando segnali di pentimento e ravvedimento, nel nostro – checché se ne dica – democraticissimo e rispettoso ed umano paese probabilmente ora sarebbe libero, beneficiando di una pena ridotta e realizzato quel percorso di ravvedimento e riabilitazione che si sostiene giustamente che il carcere debba avere. Magari già da sette anni sarebbe libero di comportarsi onestamente nella libera società civile, e degno di maggior rispetto di quanto, a modesto parere di chi scrive, meriti oggi.


Però confesso una cosa. Io forse avrei chiesto a chi grazie a lui è sulla sedia a rotelle di andarlo a prendere sotto la scaletta dell’aereo. E di spingere la sua sedia a rotelle fino al terminal. Un atto simbolico, ma anche un po’ come quando si porta un cane a vedere dove ha fatto la pipì e non doveva: “ti rendi conto di cosa hai fatto?”, significa. Certo, un po’ umiliante sarebbe stato, mi dispiace, devi accettarlo. Non è per umiliarti, è per farti rendere conto. Non potersi più alzare da una sedia è molto peggio.


Tornando al gioco delle parole… Lucio o Cesare va anche bene, ma il Cesare giusto. E’ meglio dividersi fra cantanti e patrioti, che fra cantanti e criminali.

Qui si vede lo scambio di posto per il selfie col mostro. Al di là di un rispetto che è comunque dovuto (altrimenti tanto vale lasciarlo al linciaggio da parte delle famiglie colpite), perché esporre a questa scena patetica gli agenti della polizia penitenziaria, che svolgono un ruolo delicato e importante?

E' davvero imbarazzante: il braccio che si vede sul lato destro è di una persona che sta per entrare in campo nel momento in cui si copre il volto con una sciarpa. Significa che far vedere quel volto vanifica il lavoro di questo funzionario, che probabilmente è un infiltrato o comunque uno il cui viso non deve essere noto alle persone contro le quali "combatte". E se ora qualcuno lo riconosce e lo ammazza? Si possono fare simili leggerezze in un video pubblicato da un Ministro?

Marco Marinacci

Capo Ufficio Stampa Partito dei Valori Cristiani

http://www.partitodeivaloricristiani.com/ LA VOCE DEL PARTITO DEI VALORI CRISTIANI, La Nostra testata Giornalistica OnLine. Segui Il Partito dei Valori Cristiani in Internet e sui principali social Network: www.partitodeivaloricristiani.online.www.partitodeivaloricristiani.it

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