Il Giorno del Ricordo delle Foibe
- Marco Marinacci
- 10 feb 2019
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A pochi giorni di distanza dal "Giorno della Memoria", che il 27 gennaio commemora le vittime della Shoah nei campi di sterminio nazisti, c'è il "Giorno del Ricordo" che il 10 febbraio, secondo la legge con la quale nel 2004 è stato istituito, ha il fine "di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale."
Le proporzioni del fenomeno sono indubbiamente diverse: non si tratta di sei milioni di persone, ma di diverse migliaia. La crudeltà, la disumanità e la gravità delle azioni non si misurano però con il numero delle azioni stesse, e bisogna sempre pensare che, ad ogni persona alla quale è stata tolta la vita, è stata tolta l'unica vita che aveva. E che lo si è fatto in modo che è veramente inconcepibile per una persona dotata di normali facoltà di pensiero e di coscienza umana.
I due link riportati per chi vuole informarsi riconducono uno all'Enciclopedia Treccani, l'altro al periodico Focus, del quale per avere un'idea di cosa possa concepire l'animo disumano (la parola umano non si può usare) vale la pena leggere almeno le poche righe che seguono:
"
Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili".
Uccidere qualcuno è una cosa abominevole. Farlo in questo modo è impensabile, oltre che imperdonabile.