MARIO MAURO: “PREPARIAMOCI A UN NUOVO PARTITO DI CENTRO”
- partitodeicristani
- 7 mag 2019
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“Il populismo potrebbe avere già imboccato il viale del tramonto senza che nessuno se ne sia accorto, io scommetto su questo, gli italiani e l’Europa hanno bisogno di un nuovo partito dei moderati, come fu la Democrazia cristiana, senza fanatismi, isterismi, crociate e le menzogne dei social media”.
Mario Mauro, con “Popolari per l’Italia”, questa scelta e questa scommessa le ha già fatte. E l’embrione di centro da lui seminato ha già dato i primi frutti alle scorse elezioni regionali in Molise. Ora ci riprova in Europa e in questa intervista ci spiega perché.
L’Italia ha ancora bisogno di un partito di centro?
Lei sa meglio di me che in Italia le elezioni europee sono simili a una specie di elezione di “midterm” per gli Stati Uniti, una rivincita sulle presidenziali. Questa impostazione fa sì che nella campagna elettorale si parli d’altro rispetto all’Europa. Stavolta, però, c’è una specie di eccezione che paradossalmente ci riporta alla regola primigenia: le elezioni europee sono importanti proprio per il loro essere europee. C’è stata la Brexit, più o meno, c’è lo scontro trilaterale tra Usa, Cina e Russia… ci sono continui problemi dell’equilibrio internazionale, dal Venezuela al Sudan, e quindi in queste elezioni europee è proprio il ruolo dell’Europa a essere messo in discussione. Quanto al bisogno di centro io penso che stia rinascendo. Perché il fallimento del bipolarismo di tipo estremistico, tra sovranismo e ne- marxismo populista, è sotto gli occhi di tutti. Il 4 marzo c’è stato un voto che ha visto il Nord scegliere la Lega, il Sud e i suoi diseredati farsi ammaliare dalle sirene a Cinque Stelle e i ricchi veri, da Milano centro ai Parioli a Roma, una certa borghesia, ha scelto il Partito Democratico. È chiaro che un simile equilibrio sballato non può reggere in eterno ed è chiaro che c’è bisogno di un nuovo partito guida al centro, anche se non sarà più come la vecchia Dc.
E Forza Italia a marzo 2018 chi l’ha votata? Tenendo conto che stava al 14 per cento?
Forse anche quello era un tentativo disperato di mantenere in vita un centro che però poi nei sondaggi successivi ha iniziato a dissolversi se sono veri i numeri attuali. Di fatto l’Italia oggi sembra essersi dotata di una nuova sinistra che sono i Cinque Stelle e di una nuova destra che si sente rappresentata da Matteo Salvini. Manca ancora invece un nuovo centro, area magmatica occupata da noi, da quel che resta di Forza Italia e da quella parte del Pd che fa riferimento a Matteo Renzi, per non parlare di altre realtà in itinere come quella di Calenda o di Bentivogli.
E perché proprio il suo partito, “Popolari per l’Italia”, dovrebbe riuscire dove neanche lo stesso Silvio Berlusconi ce l’ha fatta?
L’operazione che stiamo tentando per le Europee è quella di un recupero di rappresentanza in attesa del recupero della leadership. Io sono convinto che le molte centinaia di migliaia di persone che nelle ultime Politiche hanno votato per disperazione a destra o a sinistra, cioè Salvini o Di Maio, salvo rivederseli insieme con questo contratto di governo, oggi siano fortemente deluse da un anno di litigi, promesse a vuoto e da un’economia ferma al palo. Io penso che non tornino all’antico, cioè Forza Italia e il Pd sostanzialmente, ma che cerchino un altro polo di centro attrattivo che possa assicurare punti fermi. A cominciare dalla politica estera, che negli ultimi mesi ci ha visti ballare parecchio in un mare in tempesta. Poi c’è il problema economico e le tasse. Se saremo capaci di fare quel che gli altri hanno solo promesso, per noi si aprirà la classica prateria.
Ma con l’Europa come la mettiamo?
Anche lì manca il realismo della politica. Non siamo amici per la pelle, anzi spesso stiamo tra “amici” che ti vogliono “fare la pelle”. Il segreto è nel non fornire a questi “amici” il pretesto per fartela, ad esempio con politiche economiche a dir poco bislacche. Per non parlare della nostra pressoché nulla presenza politica nell’interlocuzione con la Gran Bretagna sul caso della Brexit.
Senta, quando si parla di centro si pensa spesso alla resurrezione della Democrazia cristiana, che però si allontana nel tempo un po’ come la resurrezione delle anime dei morti alla fine del mondo…
Le dirò di più, mentre la resurrezione delle anime per noi cattolici è cosa certa perché è dogma di fede, il ritorno della Dc in quanto tale appare anche più problematico.
E però la domanda politica in un ideale supermercato dei partiti rimane inevasa: ci sono persone che entrano e non comprano né Salvini, né Zingaretti, né Di Maio… rimane loro di tornare a casa. Perché dovrebbero comprare proprio voi?
Il nostro partito fin dalla sua nascita nel 2014 è radicato dentro i Popolari europei. E questa è la prima garanzia. Questo partito si è potuto presentare alle elezioni che si terranno a fine maggio con il marchio che richiama il Partito popolare europeo anche nel simbolo. E questa da parte loro è un’apertura di fiducia nei nostri confronti. Siamo un “brand” di identificazione politica estremamente preciso. Che comprende quei partiti di matrice laica, liberale e cristiana che da sessant’anni a questa parte hanno la maggioranza in Europa e contribuiscono a governarla. E ad eleggere il presidente della Commissione. In più Popolari per l’Italia è nato per aiutare i giovani – al di fuori della propaganda – a maturare una nuova coscienza politica. Dopo le Politiche andavo nelle scuole e nella percezione dei ragazzi si respirava una confusione che si capiva fortemente ispirata dai partiti che attualmente governano. Però nel caos non ci vuole vivere nessuno a lungo.
Sì, belle parole, ma che risultati avete ottenuto sinora?
All’indomani delle elezioni politiche c’è stato il voto alle Regionali in Molise. Ebbene, il nostro partito, nato da pochissimi anni, già in quell’occasione realizzò localmente quasi l’8 per cento, che è praticamente quanto hanno preso in voti la lista di Salvini e quella di Berlusconi. Mi dica lei se questo non è almeno un inizio incoraggiante. E abbiamo capito che nel mondo moderato sembra esserci bisogno di qualcosa di nuovo. Stavolta sempre in Molise – in cui si vota per le amministrative in contemporanea con le Europee – abbiamo presentato le nostre liste su tutto il territorio. Il test per l’offerta politica è pronto. Io sono contento che questo per ora piccolo, ma significativo, radicamento nasca dal Sud, perché il Sud è la parte d’Italia che più soffre le nuove povertà e che più si sente tradito da questo “nuovismo” politico. Iniziare il radicamento dal territorio per poi espandersi a livello nazionale ed europeo per noi è un po’ rivivere la storia dei primi del Novecento quando un uomo come Luigi Sturzo iniziò così la sua grande marcia che lo portò a creare il primo partito cattolico popolare in Italia. E in Europa. Capisco che l’ambizione è grande, ma, come diceva qualcuno, “se non ora quando?”.
articolo tratto da http://opinione.it/