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Politica e consensi... apofatici? Il boomerang dell'over-critica

  • Marco Marinacci
  • 31 lug 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Ricordo un po' vagamente che mi colpì, al liceo classico, il professore di filosofia quando spiegò la teoria della teologia apofatica, cioè quella che per far capire cosa è Dio dice ciò che Dio non è.

Apofatico nel vocabolario Treccani

Astraendo un po', direi che forse questo apofatismo si sta, e forse inconsapevolmente, applicando nella politica, o nel modo di comunicare della politica.

Da tempo nelle dichiarazioni sono molto più frequenti quelle che sottolineano atti o posizioni o comunicazioni "sbagliate" degli avversari che quelle nelle quali si afferma cosa si pensa e cosa si ha intenzione di fare (parlare di cosa si è fatto è ovviamente ancora più raro, e ulteriormente inconsueto che lo si dica con precisione e sincerità).

Ma sembra che anche la raccolta dei consensi passi per un meccanismo che appare realmente insano: uno fa o dice una cosa che è obiettivamente criticabile, ma magari di gravità 10, supponendo che sia possibile misurare la gravità. L'avversario lo attacca, attribuendo 100 anziché 10 alla gravità del fatto. Il popolo si rende conto che la gravità non è 100, forse neppure 10 ma magari 20, e anziché allontanarsi dal personaggio sotto accusa vi si avvicina, perché lo percepisce come ingiustamente o meglio eccessivamente attaccato. E' un processo peraltro abbastanza comprensibile in un mondo in cui il cosiddetto garantismo ha un grande seguito, in cui si tende forse più a giustificare chi è in errore che chi dall'errore di costui è danneggiato. L'esempio più banale, se uno dà un pugno a un ladro che lo sta rapinando passa molto probabilmente più guai lui del ladro.

"assassino carabiniere bendato" su Google

Se il carabiniere morto accoltellato avesse usato maniere più improvvisamente forti e volte a garantire la sicurezza della sua persona non avrebbe preso le coltellate ma, probabilmente (ho faticato a non scrivere sicuramente), si sarebbero levate orde di scudi a definire troppo violenta la sua azione verso due poverini che, in fin dei conti, per debolezza cercavano della droga e hanno trovato uno che li ha truffati di cento euro. E vediamo ora come andrà a finire per una insulsa sciarpa inopportunamente posta come benda, proiettata come fosse una benda di marmo dal senso comune della (giusta, per carità) tutela dell'interrogato, e data in pasto al vorace e feroce popolo del web con palese intento "sputtanatorio" (licenza poetica).

Sempre continuando ad astrarre, questo meccanismo sembra trasferirsi anche nei consensi politici. Il consenso sembra che non si guadagni tanto facendo buone cose, ma piuttosto attraverso l'eccesso di critiche che i propri errori ricevono.

"panda rossa marino" su Google

E' da un po' che è così: per andare un po' indietro, ma non troppo, pensiamo alla famosa panda di Marino. La parcheggiò in modo non canonico, e fu giustamente oggetto di critiche: se ne fece però un caso come se la avesse parcheggiate sulle scale del Campidoglio o in una sala dei Musei Capitolini: l'effetto finale fu quello di aumentare e non di diminuire, a parte un subbuglio iniziale, la popolarità dell'ex sindaco di Roma, che maldestramente (dal mio punto di vista) prima si dimise, poi ritirò le dimissioni per farsi cacciare da quelli che dovevano essere suoi amici (il che dice qualcosa sui meccanismi della politica).

"salvini moto acqua" su Google

Restando nella cronaca attuale, invece, la polizia presente su una spiaggia porta il figlio di Salvini a fare un breve giretto con la moto d'acqua. A rigore, non si deve fare ma, obiettivamente, si tratta di una questione di pochi istanti: è più una questione di principio. Onestamente non è facile capire come mai una persona intelligente, e Salvini lo è, e che sa comunicare, e Salvini sa comunicare, si esponga a questo rischio: è impossibile che su una spiaggia affollata non ci sia qualcuno pronto a criticarti per una cosa che è comunque un abuso, specie se sei nell'occhio del ciclone. Ancora più difficile comprendere come mai i poliziotti, o chi per loro, vedendo un giornalista che fa delle riprese cercano di forzarlo a smettere, anziché lasciare perdere il giretto e farlo in un momento meno inopportuno. E' chiaro che questa, che è esattamente arroganza del potere, ha indispettito ulteriormente il giornalista, perché anche se sulla moto d'acqua ci fosse stata Raffaella Carrà o Totti avrebbe fatto ugualmente il video, e la polizia non avrebbe detto la patetica frase che è un mezzo della polizia e non si può riprendere. Ora si sta parlando di questi pochi metri sulla moto d'acqua come se si fosse fatta una vacanza su una portaerei: come la storia della foto con la benda, della quale si parla con toni che si userebbero se fosse mostrato con le gambe spezzate.

"bibbiano affidamenti" su Google

"reggiseno carola" su Google

Non riesco a non citare la questione dell'abbigliamento poco consono a un tribunale tenuto dalla comandante della Sea Watch: si è discusso non tanto sul fatto in sé, quanto sul fatto che un giornale abbia mosso la critica, e si è aperto il cielo. E nemmeno l'ignobile questione dei bambini di Bibbiano con relativo balletto sull'elettrochoc.

Quello che succede in questi casi è, come già detto, che alla fine il "preso di mira" di turno ottenga un beneficio. Sarà forse per questo che Salvini, che non sembra un ingenuo, si è esposto alle critiche?

Tra parentesi, ma questo è un altro discorso, succede troppo spesso che un fatto "minore", che si presenta nell'ambito di un fatto "maggiore", sposti l'attenzione da una cosa più grave, importante e sostanziale a una che merita di essere presa in minor considerazione. Come uno che arrivasse al pronto soccorso con la spina dorsale rotta ma, vedendo che anche un polso è rotto, si lasciasse perdere la spina dorsale per dedicarsi con grande impegno al polso. Anche questo... sarà un caso?

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